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Dichiarazioni sconcertanti dell’ex presidente: “Perdemmo per una ladrata dei bianconeri”
Nuovo affondo contro la Juventus: l’ex numero uno nerazzurro torna a parlare del ’98, etichettando come “ladrocinio” quanto subito dall’Inter.
Massimo Moratti non ha mai digerito certi episodi del passato, e la sua ultima intervista a La Gazzetta dello Sport lo dimostra. L’ex presidente dell’Inter ha riacceso i riflettori sulla stagione 1997-98, quando, a suo dire, una “ladrata” della Juventus privò i nerazzurri dello scudetto. Il riferimento è alla partita del 26 aprile 1998 al Delle Alpi, segnata da un arbitraggio che fece discutere per un rigore non concesso all’Inter. Per Moratti, quella Juventus era un “muro” che andava oltre il talento in campo, un ostacolo che “faceva disperare” chiunque provasse a sfidarla. Le sue parole, pronunciate con la passione di chi ha vissuto quei momenti in prima persona, riportano a galla una rivalità che per i tifosi interisti è ancora un nervo scoperto.
L’Inter del ’98, un sogno spezzato
Parlando di quell’annata, Moratti ha reso omaggio alla sua squadra, definendo i giocatori “meravigliosi ragazzi”. Con Gigi Simoni in panchina e un Ronaldo fenomenale, l’Inter aveva il potenziale per dominare, ma si trovò a fare i conti con una Juventus che, secondo l’ex presidente, godeva di un sistema di potere difficile da scalfire. La sconfitta di Torino, con le polemiche arbitrali che la accompagnarono, divenne il simbolo di un’ingiustizia che ancora brucia. Moratti non nasconde l’amarezza per quel titolo sfumato, ma ricorda anche la determinazione di un’Inter che non si è mai arresa, pronta a prendersi la sua rivincita negli anni successivi.
Dal dolore alla gloria del Triplete
Le ferite del ’98 non si sono mai rimarginate del tutto, ma Moratti guarda con orgoglio a ciò che l’Inter è riuscita a costruire dopo. Il Triplete del 2010, con José Mourinho al timone, è stato il momento in cui i nerazzurri hanno abbattuto ogni barriera, conquistando Italia ed Europa. Per Moratti, quel trionfo è stato una risposta a chi, come la Juventus degli anni ’90, aveva provato a fermare l’Inter. Le sue parole non sono solo un attacco al passato, ma un modo per celebrare la resilienza di una squadra capace di trasformare la delusione in gloria. In un calcio fatto di emozioni e rivalità, Moratti sa come tenere viva la fiamma della storia nerazzurra.