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Berardi: “L’anno scorso volevo la Juventus”. E a gennaio…
In una lunga intervista, Domenico Berardi ha parlato passando dal suo legame col Sassuolo fino all’accordo saltato con la Juventus.
Domenico Berardi è tornato in campo dopo un lungo infortunio al tendine d’Achille, che lo ha costretto a saltare buona parte della scorsa stagione, influenzando significativamente le sorti del Sassuolo, retrocesso in Serie B. Ora, Intervistato da La Gazzetta dello Sport Berardi riflette sul suo legame con la squadra, il futuro e le ambizioni personali, lasciando aperta la possibilità di un addio nel mercato di gennaio.
Un legame speciale con il Sassuolo
Berardi parla del suo rapporto con il Sassuolo in termini molto personali: “Perché questa è la mia seconda famiglia e non è un modo di dire. Non dimenticherò mai il rapporto con il dottor Squinzi e sua moglie, che mi hanno trattato come un figlio e mi hanno fatto crescere. Era amore reciproco. E anche con Giovanni Carnevali c’è un legame simile”.
Berardi ricorda anche con affetto l’inizio della sua carriera, iniziata per caso durante una partita di calcetto: “Tutto vero. E sia chiaro: la vinsi da protagonista eh… Anche perché sennò chissà dove sarei adesso. Non riuscivo a fare un provino. Quella volta fui fortunato anche perché calcio e calcetto sono due sport diversi. Ma Pasquale Di Lillo, l’unico che conoscevo in quella partita, si attivò e chiamò Luciano Carlino, allenatore degli Allievi del Sassuolo. Andai al campo e dopo due giorni Gianni Soli, responsabile del settore giovanile, mi disse: ‘Chiama casa, tu non torni in Calabria’. E sono ancora qua”.
Idoli e infortuni
Berardi confessa di essere cresciuto con l’ammirazione per due idoli calcistici: “Robben: avevo il suo poster in camera. Poi, ovviamente, l’altro idolo era Messi”. Tuttavia, l’infortunio che lo ha colpito è stato un momento estremamente difficile per lui: “Mi è crollato il mondo addosso. Soffrivo per non poter aiutare il Sassuolo e perché all’Europeo tenevo molto. Quando stai fermo a lungo, puoi solo pensare e allora cercavo di ricordare le cose belle. Mia moglie Francesca e i nostri figli mi hanno aiutato davvero tanto, i primi due mesi sono stati durissimi. Vivevo buttato sul divano”.
Leader sottovalutato
Parlando del suo rendimento in campo, Berardi si sente talvolta sottovalutato: “Se mi sento sottovalutato? Se guardo i numeri, un po’ sì. In fondo io ho giocato e segnato sempre in una squadra che non lottava per lo scudetto o per le coppe. Quella classifica dice che faccio parte di un gruppetto composto da grandi calciatori e io sono un esterno, non un centravanti. Mi sono sempre caricato contro squadre importanti e negli stadi mitici. Quando gioco a San Siro, per citarne uno, vivo il sogno di ogni bambino e do il massimo per dimostrare sempre di poter stare in un posto così magico. E mi godo un’altra soddisfazione: so di essere l’idolo indiscusso dei fantallenatori e va bene così”.
Oltre a essere un punto di riferimento in campo, Berardi si è affermato come leader nello spogliatoio: “Sì, nel mio ambiente ho sempre la battuta pronta. Due anni fa con Frattesi, Consigli e Marchizza qui era uno scherzo continuo. Organizzo cene, faccio gruppo”.
Ricordi dell’Europeo e il ritorno in Nazionale
Uno dei momenti più significativi della carriera di Berardi è stato l’Europeo vinto dall’Italia, e in particolare i rigori della finale: “E’ stato un momento speciale. Ero carico. Ho deciso io di battere il primo rigore. Mi ero creato una bolla ed ero sicuro di me stesso. Vedevo lo stadio tutto bianco, mi accorgevo dei fischi ma era come se non li sentissi. Era solo rumore”. Ora che è tornato in campo, Berardi ha un nuovo obiettivo: tornare a far parte della Nazionale. “Certo è un obiettivo. Sarebbe motivo d’orgoglio anche perché sono uscito dal gruppo per l’infortunio. Adesso ho ripreso a giocare ma devo lavorare per essere il Berardi di prima e meritarmela”.
Il rifiuto all’Atalanta e la voglia di Juventus
Nel corso della sua carriera, Berardi ha rifiutato alcune offerte, dimostrando la sua fedeltà al Sassuolo, ma ha anche espresso ambizioni personali. Parlando del suo rifiuto all’Atalanta, spiega: “Tre anni fa mi voleva l’Atalanta, ma dissi di no perché non ritenevo di essere adatto soprattutto dal punto di vista fisico a quel tipo di gioco”.
Infine, ammette di aver voluto la Juventus: “L’anno scorso volevo andare alla Juve, ma i club non si sono accordati. Io ci rimasi male, ho litigato con la società perché era il momento giusto. Ma poi ho voltato pagina e ho ripresa a dare tutto per il Sassuolo”. Berardi, con il passare degli anni, ha maturato nuove ambizioni, come quella di giocare in Champions League: “Da tre anni a questa parte ci penso sempre. La musica della Champions la voglio sentire dal campo. È un’ambizione profonda che voglio soddisfare”.