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Marotta: “Haaland alla Juventus? Eravamo vicini”. Il retroscena
Nel pre-partita di Manchester City-Inter, Marotta, ha svelato un retroscena interessante sul mancato approdo di un Haaland 15enne alla Juventus.
Erling Haaland è oggi uno dei calciatori più prolifici e temuti del panorama calcistico internazionale, ma il suo percorso avrebbe potuto essere molto diverso. A pochi minuti dall’inizio della partita di Champions League tra Inter e Manchester City, Giuseppe Marotta, attuale presidente dell’Inter ed ex dirigente della Juventus, ha svelato un retroscena interessante sul giovane talento norvegese, raccontando di come la Juventus sia stata vicina a firmare Haaland quando era ancora un adolescente.
Marotta rivela: Haaland vicino alla Juventus
Durante un’intervista a Prime Video, Beppe Marotta ha raccontato che la Juventus aveva individuato Haaland già ai tempi in cui giocava in Norvegia per il Molde. All’epoca, il giovane attaccante aveva solo 15 anni e venne invitato a Torino per assistere a una partita tra Juventus e Inter all’Allianz Stadium, una dimostrazione dell’interesse concreto del club bianconero nei suoi confronti. Marotta ha dichiarato: “Quando giocava in Norvegia, al Molde, c’era stato suggerito. Venne da 15enne a vedere uno Juventus-Inter all’Allianz Stadium. Eravamo vicini, ma alcune motivazioni di carattere burocratico impedirono di chiudere l’affare, ma fa parte della storia di chi come me e il mio management dell’epoca trattava decine di giocatori”.
Haaland oggi: da promessa a stella internazionale
Dopo l’interesse della Juventus, Erling Haaland ha continuato la sua crescita esponenziale, passando per il Salisburgo e poi per il Borussia Dortmund, fino ad approdare al Manchester City, dove è diventato una delle punte di diamante del calcio mondiale. La sua ascesa è stata rapida e travolgente, e oggi rappresenta uno degli attaccanti più temibili al mondo, capace di fare la differenza in qualsiasi partita grazie alla sua velocità, forza fisica e fiuto del gol.
La storia di Haaland e la Juventus rimarrà come uno dei “what if” più intriganti del calcio moderno, un ricordo di come il futuro di un campione possa dipendere da molteplici fattori, non sempre legati al campo da gioco.