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“Non dormivo la notte”: il retroscena enorme sulla Juventus del dirigente bianconero

Juventus, logo

Claudio Chiellini racconta a L’Ultimo Uomo i momenti difficili vissuti con la Juventus Next Gen e il rischio concreto di retrocessione.

Nel calcio moderno, i progetti legati alle seconde squadre rappresentano una scommessa importante per i club di alto livello. In Italia, questo modello ha trovato una delle sue principali espressioni nella Juventus Next Gen, la formazione che milita tra i professionisti e che rappresenta un laboratorio di crescita per i giovani talenti bianconeri. Tuttavia, il percorso non è sempre stato lineare e, come ogni esperimento ambizioso, ha vissuto momenti di difficoltà profonda.

Massimo Brambilla, allenatore della Juventus Next Gen, durante una sessione di allenamento al centro sportivo di Vinovo.
Febbraio 2025: l’allenatore della Juventus Next Gen, Massimo Brambilla, durante una sessione di allenamento presso il Juventus Center di Vinovo.

Un progetto ambizioso tra rischi e incertezze

Spesso si tende a pensare che una seconda squadra di un top club, per il solo fatto di appartenere a una grande società, possa evitare certe dinamiche del calcio minore. Ma la realtà dei campionati come la Serie C è ben diversa. Competizione serrata, budget ridotti, campi difficili e una pressione continua mettono alla prova chiunque. E anche una realtà strutturata come la Juventus Next Gen ha dovuto affrontare sfide impreviste.

Il peso della classifica e le notti insonni

A raccontare uno dei periodi più critici del progetto è Claudio Chiellini, dirigente bianconero, che in un’intervista a L’Ultimo Uomo ha svelato un retroscena sorprendente. All’inizio della stagione, la squadra si trovava ultima in classifica e il rischio di retrocessione era tangibile. “Noi abbiamo passato mesi all’inizio dell’anno in cui eravamo ultimi in classifica, sembrava ci fosse il rischio concreto di non riuscire a raddrizzare le cose, ed è stato pesante. E posso dirvi che io non ci dormivo la notte, con la paura di retrocedere.”

Ma è proprio da questa esperienza che emerge una riflessione più ampia. Chiellini sottolinea come, all’estero, la retrocessione faccia parte del processo di crescita di una seconda squadra. “In verità però, e lo dico dopo aver sentito discorsi su situazioni analoghe di altre squadre, la retrocessione secondo me può anche far parte del percorso. All’estero, in Spagna e in Germania, è la normalità sia vincere campionati ed essere promossi, sia retrocedere.”

E non solo: secondo lui, la Serie D potrebbe rappresentare una valida opportunità per molti club italiani che vogliono avviare un progetto simile. “Oggi non è così ampia la differenza tra la Serie D, o almeno le sue prime 10 squadre, e le ultime 10 di Serie C. Bisognerebbe dare la possibilità di iscrivere le seconde squadre in Serie D, visto che ovviamente non è facile trovare spazio in Serie C. Permetterebbe a chi oggi magari ha problematiche con gli stadi e di bilancio, di partire con il progetto, capirne i pregi, i difetti, le difficoltà e poi di costruire con il tempo delle squadre con cui stabilirsi in Serie D o anche in Serie C. In tanti altri Paesi funziona così, non vedo perché in Italia no. Sarebbe un incentivo per tante squadre.”


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